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Nelle foreste del Borneo : sulle orme di Odoardo Beccari

Esiste un luogo lontano, che risuona nell’immaginario italiano prima per gli scritti di Emilio Salgari, poi per la triste vicenda della deforestazione, dell’olio di palma e della terra strappata agli orango. 

Terza isola più grande del mondo, dove volano farfalle e falene giganti, camminano scimmie con nasi simili a quelli umani, ed il sorgere e calare del sole è scandito dal frinire degli insetti: questo è il Borneo.

Politicamente diviso tra Brunei, Indonesia e Malesia, il Borneo è la più grande tra le isole della Sonda ed è circondato da tre mari: a nord dal Mar Cinese Meridionale, ad est dal Mare di Celebes e a sud dal Mare di Giava. 

Questa terra, tagliata in due dall’equatore, ci ha attratti per ragioni culturali e naturalistiche, entrambe racchiuse nel titolo di un libro che ho incontrato
fortuitamente un anno fa: Nelle foreste di Borneo, pubblicato nel 1902 dal botanico fiorentino Odoardo Beccari.

Mi incuriosì perché parlava di foreste pluviali, di viaggi di esploratori dell’Ottocento, di tradizioni etnografiche ormai scomparse e di una biodiversità straordinaria. Per noi si presentava come una sfida: saremmo riusciti a dar voce a un ecosistema equatoriale, noi abituati a lavorare principalmente in ambienti montani e freddi?

 

Dalle prime riflessioni al mettere nero su bianco le tappe del nostro viaggio esplorativo trascorse poco tempo.
Bako National Park, Deramakot Forest, Kinabatangan River: tre ambienti diversi per iniziare a conoscere, capire e immergersi in questo mondo naturale, fatto di esemplari giganti, colorati, rumorosi e velenosi.
Il viaggio è proseguito quest’anno con una nuova tappa: il Mulu National Park, vicino al Brunei.
Qui la natura è così primitiva, diversificata, aliena, da riuscire a essere nello stesso tempo calmante e inquietante. Tutto è talmente intenso e diverso da assorbirti completamente. Vivere e camminare nelle foreste pluviali è un’esperienza che ti riporta a uno stato selvaggio, primordiale e incontaminato, che rievoca la dimensione intima del primo respiro, dell’essenza stessa del vivere.
Abbiamo camminato nelle foreste del Borneo e abbiamo sentito il battito della terra.

E in quel battito abbiamo riconosciuto il nostro: quello di due viaggiatori minuscoli davanti all’immensità del mondo, ma parte di essa.
Abbiamo capito che raccontare la natura non significa solo osservarla, ma ascoltarla - e che ogni passo tra queste radici, ogni sguardo verso il cielo umido di nebbia, è un modo per ricordare quanto ancora siamo legati a ciò da cui tutto è cominciato.
Il Borneo non è soltanto un luogo lontano: è un richiamo. Un promemoria di vita, di respiro e di equilibrio fragile che merita di essere custodito.

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